Enrichetta Dominici, al secolo Caterina, nasce a Carmagnola Borgo Salsasio (TO), il 10 ottobre 1829. Conduce un’infanzia serena, circondata dagli affetti familiari. Tuttavia, verso il 1833 il padre abbandona la famiglia, che si trasferisce a casa dello zio Parroco. Tale vicenda dolorosa segna la sua infanzia e la sua adolescenza. Caterina, però anziché chiudersi in se stessa, si apre alla positività della vita che le è donata e orienta il suo cuore a Dio, che riconosce sempre come Babbo buono, e a cui si rivolge con confidenza filiale e fiduciosa.

Caterina, di temperamento orgoglioso e indipendente, ma anche tenero e sensibile, fin da giovane intraprende una lotta interiore con la sua natura, lasciando che Dio forgi il suo carattere. Diventa pian piano una creatura umile, semplice, disponibile, aperta e docile all’azione della Grazia. Impara a dire di “sì” al Signore, giorno dopo giorno e, nell’apparente ordinarietà della vita quotidiana, incomincia a vivere le virtù in modo eroico.

All’età di 21 anni entra nell’Istituto delle Suore di Sant’Anna, accolta dalla stessa Fondatrice. Il 26 luglio 1851 veste l’abito religioso, ricevendo il nome di Suor Maria Enrichetta. Nelle Comunità in cui il Signore la pone e nelle varie situazioni in cui si trova a vivere, Suor Enrichetta continua in modo sempre più intenso la vita di donazione al Padre. La fedeltà nelle piccole azioni è il segreto del suo cammino: “Le piccole azioni fatte con grande amore valgono assai più che gli atti eroici fatti con mire umane”.
A soli 32 anni è eletta Superiora Generale. Riceve così, ancora molto giovane, l’eredità di una Congregazione anch’essa giovane e si trova ad esserne “la Madre” fino al termine della sua vita (1894). Tale elezione risulta un grande dono della Provvidenza.
Scelta da Dio per consolidare e sviluppare l’Istituto, Madre Enrichetta è fedele ed autorevole testimone del carisma dei Fondatori. Apre l’Istituto agli orizzonti della missione ad gentes, inviando nel 1871 le prime sei missionarie in India.
Madre Enrichetta è una donna tutta protesa in “Dio solo”, sta alla sua presenza con la fiducia e la semplicità di una figlia. Cerca in ogni cosa la volontà di Dio e ad essa si abbando-na, diventando con la sua stessa vita canto di lode alla Santissima Trinità.
È questa l’eredità spirituale che lascia a noi, sue figlie, e a tutti coloro che hanno la grazia d’incontrarla sul loro cammino.
Il 7 maggio 1978 Papa Paolo VI la proclama Beata, riconoscendo la sua ricchezza e fecondità spirituale e indicando il suo cammino di santità come modello da seguire.